Questo articolo presenta una selezione dei migliori libri sull’Espressionismo.
1. Espressionismo tedesco nelle età delle avanguardie (M. Moeller)
La nascita del gruppo Die Brücke, nel 1905, è uno degli eventi più importanti per l’arte tedesca e internazionale del Novecento. Con il suo linguaggio pittorico e la sua posizione critica verso la pittura tradizionale e l’accademia dà vita all'”espressionismo”, che diventerà poi manifestazione di una nuova visione della vita, a cui presto si ispireranno anche poeti, scrittori e compositori. Il movimento si forma a Dresda.
Lo compongono inizialmente quattro giovani artisti, tra i ventidue e i venticinque anni: Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl; nel 1906 si aggiungeranno Max Pechstein e il più anziano Emil Nolde. Nei suoi otto anni di vita – il gruppo, trasferito a Berlino, si scioglierà nel 1913 – Die Brücke rivoluzionerà il modo di fare arte, soprattutto attraverso l’uso del colore e un inconfondibile, energico tratto grafico.
Pubblicato in occasione dell’esposizione genovese prodotta da MondoMostre Skira e Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura in collaborazione con il Brücke-Museum di Berlino, il volume documenta la rivoluzione artistica avviata alla vigilia della Prima guerra mondiale da questo gruppo di artisti attraverso circa 140 opere tra dipinti, incisioni e disegni dei fondatori del gruppo, tutte provenienti dal Museo berlinese.
2. Espressionismo (Norbert Wolf)
Angoli netti, forme bizzarre, colori sporchi e prospettive distorte sono elementi tipici dell’espressionismo, il movimento nato nel XX secolo che rese protagoniste le emozioni, preferendole alla realtà oggettiva. Particolarmente florido in Germania e Austria, l’approccio espressionista si fece strada sulla scena internazionale e oggi è considerato uno dei cambiamenti che più hanno influenzato la storia dell’arte.
Gli espressionisti, rappresentati dal gruppo Die Brücke (Il ponte) e Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), nonché da esponenti del calibro di Vasilij Kandinskij, Egon Schiele ed Emil Nolde, rinnegarono l’impressionismo, definendolo “l’abnegazione dell’uomo, ridotto a mero strumento di registrazione del mondo esterno”, per dedicarsi alla rappresentazione della realtà nuda e cruda, così come la si vive, non come la si vede.
I loro dipinti vibrano di carico emotivo, trasmesso grazie a una palette di colori intensi e innaturali, pennellate ampie e trame spesse. Esplorando le peculiarità stilistiche del gruppo, gli influssi e i suoi protagonisti principali, questo volume introduttivo presenta il panorama espressionista, con i suoi stati d’animo, le idee e le emozioni, alla ricerca della verità più autentica.
3. Espressionismo (Hermann Bahr)
Ad essere inizialmente definiti “Espressionisti” furono un gruppo di pittori francesi, non i tedeschi. Erano Picasso e gli artisti del circolo di Matisse. Si trattava, insomma, di un modo conveniente per indicare le “nuove direzioni” verso cui si incamminava l’arte francese. Nel 1914 il termine assunse le connotazioni “tedesche” che ben conosciamo ancora oggi. Sulla scena artistica erano emersi in modo prepotente i gruppi della “Brücke” e del “Blaue Reiter”.
Due anni dopo Hermann Bahr pubblicava “Expressionismus”, un fortunato libro che conobbe tre edizioni in poco tempo. Affermava l’opposizione dell’Espressionismo all’Impressionismo, giustificava il suo impatto shoccante quale antidoto necessario all’ordine e alla compiacenza borghesi e soprattutto vedeva nella coeva produzione artistica il riflesso della disperazione, della mancanza di speranza della sua epoca – era in corso la Grande guerra.
L’espressionismo, dunque, nasce su di una base di protesta e di critica perché neppure il positivismo e l’impressionismo erano riusciti a trovare la risposta alle contraddizioni, alla crisi che covava nella società europea.
Testo chiave di questa riflessione è “Espressionismo” di Bahr, che ora viene presentato al pubblico, accompagnato da un saggio di Fabrizio Cambi e dalle riproduzioni delle opere d’arte scelte dall’autore per le prime due edizioni tedesche.
4. L’espressionismo tedesco (Chiarini Paolo)
L’espressionismo costituisce la variante tedesca dell’avanguardia storica europea. Le radici più immediate dell’espressionismo, infatti, affondano da un lato in quel singolare amalgama in fermentazione che è il fenomeno della Finis Austritte, dall’altro soprattutto nel terreno della Germania guglielmina, nata dal compromesso fra i nuovi ricchi prodotti della impetuosa espansione capitalistica e la vecchia classe, agraria e feudale, degli Junker.
È impossibile rispondere alla domanda circa il concreto svolgimento dell’espressionismo se non si prende contemporaneamente coscienza del fatto che da un lato esso esibisce ricerche ed esperienze artistiche in piena sintonia con l’avanguardia europea di quegli anni, ma dall’altro presenta aspetti che sono specificamente suoi.
Nietzsche, Husserl e Bergson nella sfera filosofica, Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, Jammes, Verhaeren, Dostoevskij, Walt Whitman (accanto alla riscoperta di Kleist e Hölderlin) in quella delle suggestioni letterarie, costituiscono la cornice culturale entro cui si sviluppa e prende a poco a poco forma l’intreccio complesso delle poetiche espressioniste.
Oggi preme soprattutto mettere a nudo quella che vorremmo chiamare l’architettura storica della vicenda espressionista, le prospettive reali entro cui si è venuta a poco a poco configurando, i contorni ragionevoli e dimostrabili che la differenziano da altre analoghe o divergenti, infine l’esito in cui quella vicenda si è consumata e conclusa.
5. L’arte espressionista – Teoria e storia (Maria Passaro)
Nell’intricato panorama dell’arte del Novecento, il movimento espressionista, e in particolare quello del gruppo raccolto intorno al celebre Blaue Reiter che vede in prima linea Kandinskij, Marc, Macke assieme ai loro principali interlocutori Feininger, Jawlensky, Klee, Marianne von Werefkin, Gabriele Münter-, costituisce indubbiamente una delle esperienze più alte, originali e feconde.
L’arte espressionista di Maria Passaro si propone di ricostruire la storia di quegli artisti e dei luoghi di incontro e gestazione del movimento, le mostre, i documenti e i dibattiti teorici, considerando ciascun artista nella sua specificità e nel dialogo con gli altri e analizzando i principali nuclei tematici di una costellazione di formidabile potenza creativa, dal legame con l’arte dei primitivi alle nuove teorie sul colore, dalle suggestioni mistico-religiose alle ragioni dell’abbandono della rappresentazione e dell’inizio dell’astrazione, per gettare infine lo sguardo sulla rinascita americana del movimento.